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Cessione del Credito/Sconto in fattura: quanto conviene?

Cessione del Credito/Sconto in fattura: quanto conviene?

Il “Decreto Crescita“, entrato in vigore il 30 giugno 2019, prevede, tra le altre novità con rilevanza fiscale, la possibilità da parte del committente un intervento di efficientamento energetico di cedere l’importo detraibile fiscalmente al proprio fornitore che potrà utilizzarlo come credito d’imposta.

 

L’agevolazione al cliente finale derivante dall’immediatezza di una forte riduzione del costo dell’intervento (maggiore o uguale al 50%) è senza dubbio condivisibile ma mette in seria difficoltà tutte le PMI del settore, dagli installatori ai distributori, alle aziende che fino ad oggi hanno fornito al cliente un servizio “chiavi in mano”, da una attenta progettazione e pianificazione dell’intervento ad una fase di post-vendita rispettosa delle esigenze di ogni singola realtà.
Le aziende sopra dette, che rappresentano la stragrande maggioranza degli operatori del settore, non possono non incassare la metà (o più) del ricavo previsto, pena una disastrosa crisi di liquidità.

 

Per questo motivo molte associazioni (CNA, Confartigianato,…) si sono mosse avviando un procedimento amministrativo davanti all’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato affinché venga accertata l’illegittimità dell’art. 10 della L. 58/2019 (Decreto Crescita) e segnalando allo stesso Ente che il Decreto Crescita produce una distorsione grave del mercato a danno delle micro e piccole imprese.

Ma allora, se un fornitore può rifiutarsi di accettare la cessione del credito di imposta da parte del cliente (il Decreto non prevede l’obbligo), come fa il cliente a beneficiare di quanto previsto dal Decreto Crescita?

Le uniche aziende in grado di sopportare una tale riduzione di liquidità (almeno temporaneamente) saranno poche grandi multi-utility.

 

Le modalità operative di questa tipologia di aziende prevedono un rapporto con il cliente pressoché inesistente; il cliente è un numero, procacciato dal piazzista o dal call center di turno, al quale fornire un servizio standardizzato e mediamente scadente.
Non parliamo poi del servizio di post-vendita: a fronte di un problema di qualsiasi tipo spariscono da tutti i radar…

 

Uno scenario realisticamente ipotizzabile sarà quello in cui la “grande azienda” acquisirà i clienti e le piccole e medie imprese potranno lavorare solo in subappalto, con una forte riduzione dei ricavi e con una conseguente diminuzione della qualità delle forniture e dei costi relativi alla sicurezza (ricordiamo che in caso di incidenti il committente è sempre responsabile al 50%).

 

Riportiamo di seguito le parole di Giuseppe Maltese, Vicepresidente e Direttore Commerciale di Energia Italia:
“Questa norma ci sembra l’ennesimo tentativo di viziare un mercato che negli anni è riuscito a normalizzarsi e crescere stabilmente, indipendentemente dalla parola magica ‘incentivo’, che l’utente finale accosta ancora troppo spesso all’idea di fotovoltaico”.
Secondo noi questa norma va assolutamente a discapito delle PMI del settore fotovoltaico: gli installatori e i distributori dovranno prevedere un taglio sulla filiera del valore di costo del 50% dell’impianto per poterne poi recuperare la restante parte in 5 anni attraverso il credito Irpef”.
Ma oggi non è possibile vendere componenti di prodotto al 50% del loro valore. Il cliente finale verrà abbagliato da uno sgravio sui prezzi che, di fatto, lieviteranno abbondantemente: questa manovra infatti restringerà pesantemente il mercato, tagliando fuori diversi attori. Gli unici a beneficiare di questo meccanismo saranno le grandi utilities, gli unici soggetti in grado di potere essere performanti sui grandi volumi”.

Due parole sulla differenza tra “Sconto in Fattura” e “Cessione del credito”.

In teoria, dal punto di vista economico, sono la stessa cosa ma le tempistiche del recupero economico da parte del cliente sono diverse.
In entrambi i casi :

  • il cliente deve comunicare all’Agenzia delle Entrate la volontà di rinunciare alla detrazione fiscale in 10 anni e di cedere il suo credito al fornitore;
  • il fornitore deve comunicare all’Agenzia delle Entrate la volontà di acquisire il credito di imposta del cliente.

Queste dichiarazioni saranno certificate dall’Agenzia delle Entrate e riportate nei cassetti fiscali degli interessati.

 

– Sconto in Fattura:
Il fornitore sconta già nella fattura l’equivalente economico spettante come credito d’imposta al cliente (che quindi non paga il credito ceduto), senza aspettare la certificazione dell’Agenzia delle Entrate e la presenza delle informazioni nei relativi cassetti fiscali.

 

– Cessione del Credito:
Il Fornitore emette una fattura di importo pieno (che il cliente deve pagare) ed attende che il credito sia certificato e disponibile nei rispettivi cassetti fiscali (cioè, di fatto, a partire dal 20 marzo dell’anno successivo a quello di realizzazione dell’intervento).
Solo in questo momento il fornitore rimborsa il cliente della parte relativa al credito ceduto.

 

Un’ultima ma non meno importante puntualizzazione:

mentre la Cessione del Credito può essere applicata a tutti quegli interventi che prevedono una detrazione fiscale del 50% o superiore, lo Sconto in Fattura non è previsto per interventi di ristrutturazione edilizia detraibili al 50%; in questa tipologia rientrano gli impianti fotovoltaici, i relativi sistemi di accumulo, le caldaie a condensazione ed i condizionatori che non accedono all’EcoBonus.
Quanto detto risulta dalle Modalità Attuative del decreto pubblicate dall’Agenzia delle Entrate.

 

Finalmente proviamo a rispondere alla domanda formulata nel titolo di questo articolo:

Conviene cedere il proprio credito al fornitore?

Fermo restando che gli artigiani e le piccole e medie imprese non avranno scelta e potranno solo rifiutare l’acquisizione del credito d’imposta del cliente, credo che sia necessario articolare un po’ la risposta, distinguendo secondo le esigenze dei clienti.

  • Se la discriminante principale è il prezzo, sicuramente conviene trovare un fornitore di adeguate dimensioni in grado di realizzare l’intervento chiedendo un corrispettivo che non copre nemmeno i costi del materiale utilizzato. Ovviamente, per quanto detto prima, a discapito della qualità del risultato, dell’assistenza post-vendita e del rapporto cliente-fornitore (per avere conferma di quanto detto basta leggere vari commenti presenti sul web relativi al comportamento delle grandi utilities).
  • Se si ritiene che un intervento di ristrutturazione o l’installazione di impianto fotovoltaico in casa propria sia una cosa importante, da seguire con attenzione, da realizzare con la massima cura e da mantenere in efficienza attraverso un servizio di manutenzione programmata, allora il consiglio è di affidarsi ad un professionista e non ad un call center. Da considerare che, in questo secondo caso, il bonus fiscale rimane comunque a disposizione anche se viene spalmato su 10 anni.
  • Se non si vuole rinunciare alla qualità dell’intervento né alle maggiori garanzie mediamente offerte da un rapporto cliente-fornitore più “umano” ma non si possiede un’adeguata capacità di spesa esistono comunque delle alternative che vale la pena prendere in considerazione. Una di queste è rappresentata dal finanziamento parziale del costo dell’impianto.

Vediamo come questa soluzione può risultare conveniente tanto quanto la cessione del credito.

Supponiamo il valore dell’intervento pari a €. 10.000
In caso di cessione del credito al fornitore, questo applicherà plausibilmente al preventivo una maggiorazione stimata dal 25% al 30% (non è una certezza ma una concreta possibilità, giustificata dal momentaneo mancato ricavo; in pratica il fornitore sta facendo da “Banca” nei confronti del cliente).
Consideriamo quindi un costo di €. 12.500 da scontare in fattura al 50%
Il cliente pagherà l’intervento €. 6.250 in totale.

 

Vediamo ora come cambiano gli importi considerando di finanziare la metà del costo dell’intervento in 5 anni.
Il costo di un finanziamento di €. 5.000 in 60 rate mensili ha un costo di circa €. 100/mese
Rimanendo in essere le detrazioni fiscali del 50% in 10 anni il cliente avrà un costo di €. 700/anno (finanziamento €. 100×12 – detrazioni €. 500) per i primi 5 anni.
Nei successivi 5 anni il cliente beneficerà della detrazione fiscale di €. 500/anno

 

Ricapitolando:
Esborso iniziale:                      €. 5.000
Esborso primi 5 anni:             €. 3.500
Recupero successivi 5 anni: -€. 2.500
Costo Totale:                        €. 6000

 

E’ evidente che, in caso di finanziamento parziale del costo, non solo il cliente si impegna per un importo iniziale minore ma, alla fine dei dieci anni di detrazioni fiscali, ha speso addirittura meno.

 

Roberto

 

 

2 COMMENTS
  • Gianni Ferruzzi
    Agosto 23, 2021

    Perché applicate la maggiorazione del 25% su tutto l’importo e non solo sulla metà del costo totale? La metà viene pagata subito dal cliente e solo l’altra metà avrà i due i anni di rimborso. Se il costo totale è di 10.000 euro il 25 lo applico solo sul 50% e aggiungo ai 10.000 1.250 euro. Totale 11.250 che diviso due da 5.625. Di questo la meta viene incassata subito dal cliente e l’altra ceduta alle banche.

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